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L'approccio ai problemi


In questo post intendo condividere una mia riflessione in merito al modo di approcciarsi alla tematica del benessere. Nella mia esperienza di vita personale così come pure nella mia professione di operatrice in discipline bio-naturali, mi è capitato spesso di avere a che fare con malesseri che erano ritenuti irrisolvibili  e che invece si sono sistemati mediante i metodi che uso io o anche altri (come fitoterapia, omeopatia...etc.) uniti a determinati accorgimenti inerenti alle abitudini alimentari oppure con modifiche allo stile di vita e/o concentrandosi sulla risoluzione di alcuni conflitti interiori.

"Allora", dirà qualcuno, "se è vero che si può stare meglio se non addirittura risolvere quei disequilibri che minano la qualità della nostra vita e che sino ad oggi sono stati considerati cronici, perchè i medici, il cui compito è quello di occuparsi non solo del nostro benessere ma addirittura della nostra salute, non promuovono il ricorso a queste metodologie complementari? Se fosse vero che sono così efficaci nel promuovere il benessere psico-fisico, ce le consiglierebbero sicuramente. Vuoi che loro, che sanno tutto" nella nostra visione di stima assoluta dei medici "non ce lo raccomanderebbero?"

La mia risposta a questo legittimo quesito è questa: penso che il problema è che è davvero raro trovare medici che abbiano voglia di aprirsi a nuove eventualità, soprattuto quelle non pienamente dimostrate in ambito scientifico, desiderosi di ampliare la visuale anche a distretti corporei diversi da quelli della loro specializzazione. Così un reumatologo non considera quasi mai lo stato di benessere dell'intestino come possibile causa dei dolori del suo paziente, un grastrointerologo raramente considera come sta la tiroide...ognuno guarda il suo settore e così i casi in cui un sintomo nasce da un settore diverso non trovano soluzione e si tampona con farmaci sintomatici a vita. Era così per la mia orticaria, per fare un esempio. La mia non è una critica nei confronti della medicina ufficiale (alla quale  anche io faccio ricorso) bensì all'atteggiamento di molti medici e salutisti. Peraltro si stratta di un atteggiamento di superficialità e di limitazione di vedute che l'essere umano tende spesso ad avere, non vi è, temo, ambiente o settore professionale esente da questa tendenza.

Ho imparato a mie spese che sta soprattutto ad ognuno di noi mantenere la "visione di insieme" di noi stessi (comporre il puzzle) ed andare a cercare quei dottori (ed esistono) e quegli specialisti del benessere che approcciano in modo diverso da come appena detto.


Nella mia formazione come professionista in ambito di metodiche complementari, mi è stato insegnato ad approcciarmi alle problematiche psico-fisiche senza perdere di vista la globalità del soggetto, tenendo sempre a mente che non siamo fatti a compartimenti stagni: al contrario  i vari apparati corporei cooperano e si influenzano tra loro e più in generale, la parte strutturale, la parte biochimica e quella psico-emotiva sono strettamente in relazione. L'approccio corretto è quello di identificare le cause e non quello di limitarsi alla soppressione del sintomo.

Quando qualcosa mina il nostro benessere siamo noi a scegliere come affrontare il problema. Sta a noi restare aperti a sperimentare nuove strade per stare meglio, anche se ciò dovesse significare andare contro corrente.
Uno dei miei motti è "se fai sempre le solite cose otterrai sempre i soliti risultati".
Ognuno ha (o dovrebbe avere) in mano le redini della sua vita e nessuno può davvero prenderle al posto suo. Intendo dire che è necessario mantenere acceso il senso critico e non prendere per oro colato tutto quello che ci viene detto: se qualcosa non ci torna possiamo sentire un parere di un esperto che ha idee diverse, anche se fuori dal coro. 
Restare aperti, provare, non dare per scontato ed assoluto. Questo atteggiamento, a mio avviso, può andare bene in qualsiasi frangente della vita: nei rapporti interpersonali, nell'educazione dei figli, in politica... dappertutto.
Io amo circondarmi di persone che affrontano il quotidiano con questa disposizione d'animo "aperto" e pronte a uscire dalla zona di comfort di ciò che è noto e sicuro. Credo che questo atteggiamento sia la base per creare cose buone e per andare verso il meglio. Che ne pensate?
E voi, con che atteggiamento vi ponete nei confronti dei problemi inerenti al vostro benessere ed alla vostra felicità?